Lettera aperta del Presidente dell’Ente Parco del Conero
PARCO DEL CONERO – Con riferimento agli articoli di stampa usciti oggi sui quotidiani sull’ Area Marina Protetta del Conero, il Presidente dell’ Ente Parco del Conero Lanfranco Giacchetti intende, su alcuni importanti aspetti, fare un po’ di chiarezza: Quando si avvia un processo così complesso come quello dell’istituzione di un’Area Marina Protetta, con le premesse necessarie dell’esistenza di un ambiente di eccellenza da tutelare e da valorizzare, inevitabilmente è necessario fare delle scelte e, che qualcuno sia contrario, è del tutto lecito e normale
Con riferimento agli articoli di stampa usciti oggi sui quotidiani sull’ Area Marina Protetta del Conero, il Presidente dell’ Ente Parco del Conero Lanfranco Giacchetti intende, su alcuni importanti aspetti, fare un po’ di chiarezza: ‘Quando si avvia un processo così complesso come quello dell’istituzione di un’Area Marina Protetta, con le premesse necessarie dell’esistenza di un ambiente di eccellenza da tutelare e da valorizzare, inevitabilmente è necessario fare delle scelte e, che qualcuno sia contrario, è del tutto lecito e normale. Apparentemente i “penalizzati”, se così li vogliamo definire, sarebbero i pescatori della pesca subacquea con fucile, nello specchio d’acqua che ricadrebbe all’interno del perimetro dell’AMP ma, in un secondo tempo, essendo l’AMP un luogo per la riproduzione del pesce, beneficerebbero dell’effetto diffusione già riscontrato in tutte le aree marine protette ad oggi istituite. Né la nautica, né le attività subacquee, né le altre attività di pesca avrebbero ricadute negative, anzi: i primi eserciterebbero la loro attività in acque qualitativamente migliori, ricche di pesce anche di grandi dimensioni e, sicuramente più ordinate. I secondi potrebbero svolgere le loro attività economiche in aree di eccellenza, perché l’obbiettivo dell’area marina protetta è di conservare e migliorare gli habitat marini e le specie di interesse comunitario. Per i pescatori professionali, questi potrebbero esercitare in aree esclusivamente riservate a loro perché residenti. La pesca sportiva, compresa la pesca del mosciolo, sarà mantenuta ad eccezione della zona A, zone per loro natura con superfici estremamente limitata. Non riusciamo a capire il perché il miope interesse particolare debba prevalere sul bene comune e penalizzare, invece, tutti coloro che ne avrebbero benefici in termini sociali, economici e soprattutto turistici. Per non parlare del nodo principale: l’ambiente. Chi ci pensa all’ambiente? Perché continuare a massacrare un territorio che già mostra chiari segnali di degrado e, a breve, non reggerà più alle pressioni delle varie forme di inquinamento, se non tutelato negli habitat? Perché aspettare inermi che l’ARPAM vieti la balneazione per la presenza dell’alga tossica? Perché privare il territorio del Conero di un’istituzione dedicata alla salvaguardia di un bene di tutti ed importante come il mare ? Mi preme anche togliere di mezzo la speculazione becera sul Parco del Conero. Innanzitutto chi ancora lo definisce un “carrozzone”, oltre ad offendere chi ci lavora e ci si dedica, offende se stesso per ignoranza. In più, ancora, non c’è stata discussione approfondita sulla gestione, anche se si prospetta un consorzio di soggetti pubblici del quale il Parco del Conero potrebbe farne parte. Questa area marina protetta si potrà anche non fare, ma almeno non diciamo bugie! Forse sarebbe il caso sapere cosa ne pensino i tanti cittadini che usufruiscono delle spiagge, gli operatori turistici e le altre realtà economiche come il mondo della pesca professionale, come la cooperativa del mosciolo di Portonovo e tutto il suo indotto che ne beneficerebbero. Di soggetti a favore ce ne sono tanti, e li abbiamo visti nell’ambito della discussione sulla Carta Europea del Turismo Sostenibile, in cui il progetto di AMP perfettamente si inserisce. Possibile che ci piaccia andare in vacanza in aree protette e ben tutelate e, invece, a casa nostra diventi tutto un problema? Perché in un’ area da elevare ad eccellenza e che investe tre comuni, si rimane invece conservatori e legati a piccole lobby? Perché i pochi che fanno la voce grossa devono prevalere sull’interesse collettivo? Non riduciamo tutto ad una partita di pallone tra pro e contro. Qui si tratta di partecipare attivamente ad un processo per portare sul tavolo le proprie esigenze e trovare il modo di coniugare tutela e valorizzazione ambientale in termini socio economici. Se ancora non si è capito questo spirito ci dispiace, ma in questo modo questo territorio rimarrà legato a dinamiche piccine che nè ora, nè alla lunga, ripagheranno.