Il fascino e la suggestione delle foglie di acanto fanno vivere stoffe e carta con l’ecoprinting
Il Fare, l’Arte, Saperi antichi e contemporanei si incontrano, si scoprono e si mettono a nudo lungo un percorso che attraversa e accomuna tutto il nostro territorio regionale. Tra i primi territori a cui la mia ricerca a prestato attenzione, c’è il parco del Comero e i suoi dintorni, Infatti il vegetale di cui parliamo oggi, l’acanto, viene proprio da Sirolo. D’importante nella ricerca che sto compiendo, è sottolineare l’aspetto che porta la contemporaneità a immortalare il vegetale, la natura nella stoffa o nella carta attraverso una tecnica pittorica e tintoria antica.
Il Fare, l’Arte, Saperi antichi e contemporanei si incontrano, si scoprono e si mettono a nudo lungo un percorso che attraversa e accomuna tutto il nostro territorio regionale. Tra i primi territori a cui la mia ricerca a prestato attenzione, c’è il parco del Comero e i suoi dintorni, Infatti il vegetale di cui parliamo oggi, l’acanto, viene proprio da Sirolo. D’importante nella ricerca che sto compiendo, è sottolineare l’aspetto che porta la contemporaneità a immortalare il vegetale, la natura nella stoffa o nella carta attraverso una tecnica pittorica e tintoria antica. La tintura della stoffa attraverso il vegetale infatti, come la tempera all’uovo sono tecniche antichissime che utilizzo e con cui sperimento costantemente nelle mie ricerche artistiche. Ecoprinting su carta, penna e tempera all’uovo: è questo il caso di acanto giallo reseda, per quest’opera, ho utilizzato un pigmento di origine vegetale, la reseda che diluita con uovo ho applicato come tempera, mentre l’acanto è un vegetale ornamentale dunque un vegetale non tintorio. E’ una pianta che sin dall’antichità veniva utilizzata a fini decorativi e architettonici, basti pensare ai famosi capitelli Corinzi. Sin dagli antichi Greci questo vegetale catturava l’attenzione di artisti e letterati, anche simbolo d’immortalità, di passaggio e purezza. La leggenda lo vede protagonista: Marco Vitruvio Pollione, nel IV libro del De architectura, racconta dell’ordine architettonico corinzio parlando di una giovane di vorinto che morì a causa di un’improvvisa malattia. Nella sua tomba, furono appoggiati raccolti in un paniere gli oggetti cari alla fanciulla. La nutrice, senza accorgersi, collocò il paniere sopra una radice di acanto. In primavera, la pianta germogliò e si moltiplicò all’interno del pa niere, e crebbe intrecciandosi attorno alla lapide della fanciulla. L’artista e scultore ateniese Callimaco, trovandosi un giorno a passeggiare nei pressi della tomba, rimase colpito dalla composizione che si formava tra le foglie d’acanto. Fu così che Callimaco trasse ispirazione per definire i canoni di un nuovo modello architettonico, adottato per adornare i capitelli delle colonne dei templi a Corinto. Da qui il nome di ordine corinzio. Dunque, come poteva questo vegetale dal verde cosi acceso e intenso, non catturare la mia attenzione? E’ stato grazie ad Annamaria Ciccarelli, dinamica presidente dell’Associazione Albergatori del l Conero, che la mia curiosità è andata sull’acanto. E’ stato grazie a lei ed ad una visita compiuta nel sua struttura che la mia attenzione è andata su questo vegetale. In quella occasione mi sono state donate le foglie di acanto, è un vegetarle tintorio? Mi chiesero, e io risposi di no. Ma che comunque sarebbe stato interessante provare, sperimentare. E così è stato. Da questo stimolo colto al volo è nato questo piccolo gioiello sui carta. Una volta raccolto il vegetale eccomi tornare al mio laboratorio e iniziare tra fuoco e vapori la tintura su carta, per poi passare alla stesura del mio tratto che interpreta e ammorbidisce gli spazi per poi stendere in ultimo il delicato e fluido giallo reseda. Grazie Annamaria e grazie alle splendide foglie di acanto.