LA LETTERA/Gilberto Stacchiotti, consigliere del Parco del Conero, e la questione “parapendio”. Ecco cosa dice
RIVIERA DEL CONERO – Padroni del cielo? Deve essere bellissimo poter osservare la bellezza del Conero dall’alto, peccato però che farlo a giugno o luglio sulla testa di migliaia di persone non sia la condizione migliore, almeno dal punto di vista della sicurezza. Un atterraggio repentino tra la folla assiepata sulla spiaggia costituisce un evidente rischio di cui tener conto. Qualche avvisaglia c’era già stata l’estate scorsa ed è andata bene ma, come si dice, perseverare è diabolico. Tanto più che tra l’incauto protagonista piovuto dal cielo e i bagnanti distesi al sole sono subito apparse contrapposizioni di vedute sui diritti della convivenza. A proposito di diritti, sarà bene ricordare che si parte da un campo coltivato di proprietà privata: forse perchè il proprietario è persona troppo saggia e tollerante per arrabbiarsi di fronte ad un po’ di grano calpestato dai pirati volanti? In passato la pratica, seppur vietata con tanto di tabella affissa dal Parco del Conero a ricordarla, è stata sopportata da tanti. Così, nel 2014, si è cercato, con la collaborazione dell’Ente parco, di definire modalità condivise evitando eccessi e vuoti , ma il buon senso non sembra ancora essere sufficientemente applicato.
Si dovrebbe restare in zona e sorvolare una porzione ben limitata di cielo, sopra Mezzavalle e poco altro, così da ridurre al minimo il rischio all’incolumità altrui. Che poi si arrivi a veleggiare proprio sopra la vetta del Conero, incuranti di una base militare che di certo non gradisce curiosità così ravvicinate, dà il senso di quanto questa attività sembri essere fuori controllo. Chissà che prima o poi qualcuno di questi “amanti del volo libero” venga costretto ad atterrare con la forza di convinzione di cui la Marina Militare dispone. Sarebbe una sana occasione per ricondurre la questione su aspetti gestibili, ricordando che in un Parco le regole bisogna rispettarle perché servono alle persone e all’ambiente. In quelle pareti rocciose del monte poi, nidificano rapaci che scelgono a migliaia il Conero per le loro rotte migratorie primaverili. E pensare che siamo in un’area posta sotto la tutela della Comunità Europea, un sito di interesse comunitario. La definizione dei piani di gestione mi auguro sia occasione per una rigorosa valutazione degli impatti e delle regole necessarie per evitare danni e sanzioni alla collettività. In tutto questo, se nel frattempo ai “parapirati” è tollerato superare ogni limite, le responsabilità sono ovviamente dei trasgressori ma sarebbe bene intensificare il controllo. Ritengo sia meglio prevenire che intervenire in situazioni di emergenza per salvare qualche deltaplanista in difficoltà. E in quel caso, sarebbe particolarmente “educativo” addebitare i costi sociali all’incauto trasgressore.
Padroni del cielo? Deve essere bellissimo poter osservare la bellezza del Conero dall’alto, peccato però che farlo a giugno o luglio sulla testa di migliaia di persone non sia la condizione migliore, almeno dal punto di vista della sicurezza.Un atterraggio repentino tra la folla assiepata sulla spiaggia costituisce un evidente rischio di cui tener conto. Qualche avvisaglia c’era già stata l’estate scorsa ed è andata bene ma, come si dice, perseverare è diabolico. Tanto più che tra l’incauto protagonista piovuto dal cielo e i bagnanti distesi al sole sono subito apparse contrapposizioni di vedute sui diritti della convivenza. A proposito di diritti, sarà bene ricordare che si parte da un campo coltivato di proprietà privata: forse perchè il proprietario è persona troppo saggia e tollerante per arrabbiarsi di fronte ad un po’ di grano calpestato dai pirati volanti? In passato la pratica, seppur vietata con tanto di tabella affissa dal Parco del Conero a ricordarla, è stata sopportata da tanti. Così, nel 2014, si è cercato, con la collaborazione dell’Ente parco, di definire modalità condivise evitando eccessi e vuoti , ma il buon senso non sembra ancora essere sufficientemente applicato.Si dovrebbe restare in zona e sorvolare una porzione ben limitata di cielo, sopra Mezzavalle e poco altro, così da ridurre al minimo il rischio all’incolumità altrui. Che poi si arrivi a veleggiare proprio sopra la vetta del Conero, incuranti di una base militare che di certo non gradisce curiosità così ravvicinate, dà il senso di quanto questa attività sembri essere fuori controllo. Chissà che prima o poi qualcuno di questi “amanti del volo libero” venga costretto ad atterrare con la forza di convinzione di cui la Marina Militare dispone. Sarebbe una sana occasione per ricondurre la questione su aspetti gestibili, ricordando che in un Parco le regole bisogna rispettarle perché servono alle persone e all’ambiente. In quelle pareti rocciose del monte poi, nidificano rapaci che scelgono a migliaia il Conero per le loro rotte migratorie primaverili. E pensare che siamo in un’area posta sotto la tutela della Comunità Europea, un sito di interesse comunitario. La definizione dei piani di gestione mi auguro sia occasione per una rigorosa valutazione degli impatti e delle regole necessarie per evitare danni e sanzioni alla collettività. In tutto questo, se nel frattempo ai “parapirati” è tollerato superare ogni limite, le responsabilità sono ovviamente dei trasgressori ma sarebbe bene intensificare il controllo. Ritengo sia meglio prevenire che intervenire in situazioni di emergenza per salvare qualche deltaplanista in difficoltà. E in quel caso, sarebbe particolarmente “educativo” addebitare i costi sociali all’incauto trasgressore.