Consiglio congiunto pro ospedale di Osimo: unità di intenti e un documento ufficiale
OSIMO – Seduta di consiglio congiunta con l’unico punto all’ordine del giorno. Il salvataggio dei reparti di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Osimo, messi fortemente a rischio da eventuali decisioni regionali nel paventato senso della chiusura. Il teatro La Nuova Fenice di Osimo ha ospitato ieri sera i quattro primi cittadini di Osimo Simone Pugnaloni, Castelfidardo Mirco Soprani, Camerano Massimo Piergiacomi, Offagna Stefano Gatto.
OSIMO – Seduta di consiglio congiunta con l’unico punto all’ordine del giorno. Il salvataggio dei reparti di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Osimo, messi fortemente a rischio da eventuali decisioni regionali nel paventato senso della chiusura. Il teatro La Nuova Fenice di Osimo ha ospitato ieri sera i quattro primi cittadini di Osimo Simone Pugnaloni, Castelfidardo Mirco Soprani, Camerano Massimo Piergiacomi, Offagna Stefano Gatto. Tutti, a rilevare la solennità e importanza del momento, con fascia tricolore. Pena che la minoranza di Osimo abbia dato forfait, seguendo qquella prassi consolidata di non riconoscimento della legittimità dell’assise consiliare osimana. Lungo e articolato il dibattito, durante il quale sono stati sottolineati alcuni punti di pregio dei reparti, ostetricia è eccellenza Unicef, i dati delle nascite all’interno del nosocomio ss Benvenuto e Rocco superano abbondantemente i 500 parti annui ormai da decenni. Un dettaglio da non sottovalutare visto che le linee guida del Ministero della Salute del 2011 – 2013 avevano fissato proprio a 500 il numero minimo di parti affinché le strutture ospedaliere sul territorio nazionale potesse essere mantenute. Il comunicato congiunto uscito ieri dai banchi della seduta congiunta chiede alla Regione di mantenere attivo e potenziare il reparto maternità con l’istituzione della guardia ostetrica H24, di potenziare tutti i i reparti per primo il Pronto Soccorso in attesa dell’ospedale di Rete dell’Aspio, di aprire un percorso progettuale e decisionale concertato. Il rischio che si corre è quello non solo di privare i cittadini di un territorio assai vasto di un importante punto di riferimento medico, ma anche di indebolire le strutture ospedaliere e i servizi sanitari dell’intera Valmusone.