Consulta Pari Opportunità Osimo “Ancora troppe discriminazioni anche nello sport”
OSIMO – Assistiamo in questi giorni a due evidenti casi di DISCRIMINAZIONE SESSISTA nella nostra città. Innanzitutto il torneo di corsa campestre che prevede, a parità di quota di iscrizione, montepremi differenziati in base al sesso. Da sempre la realtà sportiva italiana vede una profonda differenziazione di trattamento economico e professionale tra atleti ed atlete. In quasi tutti gli sport per le donne non sono
previste le categorie professioniste, non hanno pensione né copertura previdenziale, gli uomini sì. Le donne hanno poi retribuzioni economiche inferiori ai loro colleghi. Per quale motivo? Il loro valore sportivo è forse inferiore? L’onore che rendono all’Italia nelle competizioni internazionali è forse di minor conto? Eppure l’oro di Federica Pellegrini o di Tania Cagnotto o di Josepha Idem, solo per citarne alcune, vale meno.
Per non parlare del previsto discrimine della cittadinanza italiana come uno dei requisiti. In un società che esige nuove forme di accesso alla cittadinanza in nome di una comune dignità, questa limitazione è inaccettabile.
Un altro caso di soffuso SESSISMO è riconducibile alla campagna pubblicitaria di una società di pallavolo raffigurante alcune atlete. Anche qui è completamente assente il richiamo al valore sportivo delle atlete. Si preferisce ancora una volta ricorrere a immagini che richiamano la bellezza femminile trascurando ogni altro valore. Ribadiamo con fermezza che è ora di smettere di presentare la donna come un bel soprammobile, soprattutto nello sport al quale si riconosce un alto valore di crescita sociale
La Consulta Donne-Pari Opportunità, composta prevalentemente da donne provenienti dalla società civile osimana, si è impegnata fin dalla sua costituzione nel 2015 nel formulare proposte sia per progetti a lungo termine a sostegno delle donne come lo Sportello Informadonna, sia per azioni culturali di più breve respiro ma che avessero l’obiettivo di scardinare gli antichi stereotipi patriarcali ancora esistenti nella nostra società che collocano in ogni settore la donna su un gradino più basso rispetto all’uomo.
Su questo filone si colloca il progetto di Toponomastica femminile realizzato nel 2016 che, attraverso l’intestazione di nuove vie, mirava a creare conoscenza e restituire visibilità e dignità a donne di valore e coraggio le cui vite si erano perse nell’oblio del predominio maschile. Non possiamo non ricordare come quel progetto fu ben accolto dalle istituzioni scolastiche, ma purtroppo giudicato da molti/e concittadini/e come superfluo e capriccioso, un’inutile perdita di tempo. Ancora una volta, oggi con la discriminante sportiva come allora con quella toponomastica, vediamo come il cammino della parità debba obbligatoriamente passare da un profondo cambiamento di tutti gli aspetti della vita sociale, piccoli o grandi che siano. Da quello legislativo in primis per un’azione immediata, a quello dell’adeguamento del linguaggio, altro tema generalmente denigrato, alla valorizzazione della paternità, passando per tutti i momenti concreti del nostro vivere quotidiano, come in questo caso la parità di genere nello sport o il sessismo pubblicitario.
Il fatto che l’iniquità sia da sempre riconosciuta e accettata, non può essere una scusante per non cambiare.
Per questo la Consulta Donne-Pari Opportunità anche in questa situazione utilizzerà al meglio il ruolo propositivo affidatole dai regolamenti comunali per avanzare all’Amministrazione proposte per azioni di cambiamento e sensibilizzazione contro queste inaccettabili discriminazioni.
Consulta Donne Pari Opportunità