Coldiretti Marche, Covid: “La chiusura dei Comuni è un ko per gli agriturismi a Natale”
ANCONA – La decisione di blindare gli italiani nel proprio comune nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno mette ko le strutture agrituristiche marchigiane tutte situate nelle aree interne (il 20% in montagna). È quanto denuncia Coldiretti Marche in riferimento alle misure del nuovo DPCM per le feste di fine anno. La possibilità per le strutture della ristorazione di rimanere aperti a pranzo durante le festività è vanificata – sottolinea la Coldiretti – dai limiti agli spostamenti tra comuni che impedisce agli ospiti di raggiungere le campagne. Un vero paradosso se si considera che gli agriturismi
spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, che sono secondo www.campagnamica.it i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Non a caso appena lo 0,3% dei 66.781 casi di infortunio da Covid-19 registrate dall’ Inail in Italia riguarda l’agricoltura dove peraltro i mesi estivi e autunnali sono i più attivi con la raccolta di frutta, ortaggi, olio e la vendemmia secondo l’analisi della Coldiretti sulla base delle denunce complessive di infortunio al 31 ottobre 2020 che evidenzia come la percentuale più bassa di contagi tra le diverse attività si sia verificata proprio nelle campagne. Si tratta dunque di un preoccupante duro colpo per gli agriturismi che – continua la Coldiretti – sono realtà già duramente colpite dalla crisi generata dalla pandemia con oltre 1 miliardo di perdite per le oltre 24mila strutture presenti in Italia nel 2020. Nelle Marche Gli ultimi dati Istat dicono che nel 2019 ne sono stati aperti oltre 30. Uno su cinque è situato in area montana e ben 438 sono gestiti da donne. Offrono quasi 13mila posti letto, 584 piazzole di sosta e 18428 posti tavola. I limiti imposti per le festività di fine anno – precisa la Coldiretti – arrivano dopo che il primo lockdown ha azzerato le visite in campagna nei tradizionali weekend di primavera e di Pasqua mentre durante l’estate ha pesato l’assenza praticamente totale degli stranieri che in alcune regioni rappresenta la maggioranza degli ospiti degli agriturismi. A rischio c’è un intero sistema che in questi anni difficili di crisi e di terremoto hanno saputo resistere e dare un’occasione di sopravvivenza dallo spopolamento a questi territori.