Il comitato Priorità alla Scuola Marche scrive al presidente Latini “Famiglie disperate per la Dad”
ANCONA – Una fotografia allarmante della situazione delle famiglie marchigiane (e non solo) costrette alla disperazione dalla didattica a distanza.
Il Comitato Priorità alla Scuola ringrazia per la nota del Presidente del Consiglio Regionale Dino Latini alla manifestazione della scorsa domenica, ma avverte che ancora molto c’è da fare, sia per salvaguardare la salute anche psicologica degli studenti, sia per alleviare le famiglie, ma soprattutto le donne, da un carico insopportabile.
Ecco la lettera
“Gentile Presidente,
la ringraziamo per la sua nota, a seguito del nostro flashmob di domenica 14 marzo, segno che la cosa non è passata inosservata.
La situazione di disagio e stress dei nostri giovani e bambini a cui lei fa riferimento non dovrebbe solo dispiacerle, ma allarmarla, perché allarmanti sono i dati che emergono da parte di molti specialisti, psicologi, psichiatri e istituzioni che si occupano di salute mentale con cui siamo costantemente in contatto: il direttore della struttura di neuropsichiatria infantile di Macerata, dott. Pincherle, già a metà febbraio, esprimeva la sua preoccupazione per un +50% di richieste di aiuto rispetto all’anno precedente nella fascia di età tra 12 e 17 anni, con un aumento enorme di casi di autolesionismo ed eterolesionismo, tali da dimostrare una sofferenza psicologica forte[1]. Lo stesso ci confermano gli psichiatri dell’area vasta 2. A fine gennaio 2021, il dott. Vicari del Bambin Gesù denunciava, inoltre, l’aumento allarmante di casi di tentato suicidio e il conseguente riempimento di tutti i letti dedicati alla psichiatria in età evolutiva da ottobre in poi, letti di cui tra l’altro la Regione Marche risulta priva[2].
Un disagio che riguarda anche i più piccoli, tant’è vero che la Presidentessa dell’Ordine degli Psicologi delle Marche, Katia Marilungo, proprio ieri, lanciava l’allarme dei rischi derivanti dalla DAD e dalla dipendenza dai dispositivi tecnologici: la prolungata permanenza davanti allo schermo crea, soprattutto nei più piccoli, una sorta di ‘demenza digitale’ i cui effetti possono essere riduzione della memoria a breve termine e difficoltà a concentrarsi[3].
E potremmo continuare ancora a lungo, citandole studi nazionali e internazionali emersi negli ultimi mesi.
A questa situazione allarmante, si aggiungono quelle che lei definisce “difficoltà” che incombono sui genitori. Difficoltà? Noi le chiamiamo “disperazioni”. Disperazioni, quelle dei genitori che, dopo un anno , devono ancora scegliere chi dei due deve rimanere a casa con i propri figli, rinunciando a lavoro e stipendio. O le disperazioni di quei genitori che non possono rimanere a casa, perché magari sono medici o operatori sanitari (quelli che appunto “stanno dando tutto loro stessi per combattere il virus”), a cui non avete nemmeno garantito per i propri figli la possibilità di frequenza in presenza, come invece era previsto nel Piano della Didattica Digitale Integrata (DM 39/2020). Una disperazione che spesso ricade sulle donne: sono 99.000 le donne sulle 101.000 persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro nel solo dicembre 2020, anche per aver dovuto rimanere con i figli in DAD (a volte senza nemmeno quel contatto con il mondo scolastico ed educativo, come nel caso di scuola infanzia e nidi).
Tutto ciò, mentre al governo ci si ostina a varare un decreto per cui chi ha diritto allo smart-working non può chiedere congedi o bonus baby-sitter. La cosa fa ridere, per non piangere. Ci domandiamo se coloro che siedono nelle istituzioni hanno mai lavorato a casa, magari con due o tre figli piccoli.
Lei sostiene che questi “sforzi” vanno fatti per tutelare i nostri anziani e le persone fragili. Ma, secondo Lei, con chi rimangono i bambini se i genitori sono obbligati ad andare al lavoro? Nel 70% dei casi con i nonni, perché non tutti possono permettersi la babysitter o hanno voglia di mettersi un estraneo in casa di questi tempi. I nonni, proprio quelli che dovremmo tutelare.
Non sarebbe, forse, opportuno tutelare i nostri anziani accelerando la campagna vaccinale almeno per gli over 65? Già da metà marzo, Regioni come il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Liguria, il Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Trento hanno avviato la campagna vaccinale per gli over 70, la Lombardia e la Sicilia per i soggetti fragili. Dalle parole dell’Assessore Saltamartini, nella Regione Marche tale fase si avvierà solo dal 1° aprile con un ritardo di almeno 15 giorni.
La campagna vaccinale ha subito contemplato il personale scolastico e ora una buona percentuale dei lavoratori e lavoratrici del mondo della scuola è già in corso di vaccinazione. Proprio alla luce di quest’ultimo dato, è incomprensibile una chiusura delle scuole giustificandola con la necessità di accelerare un piano vaccinale. Al contrario, vaccinare una categoria e poi lasciarla a casa, mentre altre – non contemplate tra le priorità del piano vaccinale – continuano a lavorare non vaccinate, eppure a stretto contatto con la collettività, costituirebbe un atto incomprensibile e sconcertante.
Lei afferma che “il numero dei contagiati è troppo alto e che non possiamo permetterci che la pressione sul sistema sanitario aumenti”. Allora le chiediamo: perché ancora al 17 febbraio, quando i casi di incidenza per la Provincia di Ancona avevano già ampiamente superato la soglia di 250 casi settimanali su 100mila abitanti, in forte crescita, si è scelto di non prendere provvedimenti restrittivi che sono poi arrivati parzialmente, su pressione di ANCI, solo in data 23 febbraio, mettendo in “zona arancione” una parte dei comuni dell’anconetano? Perché la scuola è stata chiusa prima dei centri commerciali, prima dei servizi non essenziali? Su quale rapporto studenti positivi/studenti tamponati per fasce di età è stata decisa la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado? Stiamo attendendo ancora questi dati dalla vostra Amministrazione.
E ancora, perché solo al 1° marzo 2021, quando già la situazione era critica, la Giunta ha approvato l’assunzione di ulteriori 30 unità per il tracciamento? E ancora perché non sono stati potenziati i posti letto anche negli ospedali di periferia?
Si è chiusa la Scuola in assenza di dati, lo ha affermato anche il Dott. Miozzo, coordinatore del CTS, mentre studi a livello internazionale e nazionale affermano che la variante inglese si trasmette in modo simile in tutte le classi di età e che i bambini, sotto i 10 anni, hanno circa la metà delle probabilità degli adulti di trasmettere la variante ad altri (Public Health England). Gli stessi dati della Regione Marche circolati a metà febbraio indicavano che le classi di età con la maggior presenza della variante inglese risultavano essere di gran lunga quelle adulte.
Il rischio zero non esiste in nessun luogo, ma la Scuola è uno dei luoghi più sicuri, primo perché vengono adottati rigidi protocolli che bambini e ragazzi hanno dimostrato di saper rispettare, secondo perché è effettivamente l’unico luogo, a dispetto invece di quello che avviene nel mondo produttivo e industriale – di cui non è dato sapere – in cui viene effettuato un tracciamento puntuale dei casi.
La chiusura delle scuole sta rischiando di diventare un lockdown personalizzato a dispetto di ogni colore, rosso, arancione o giallo. La chiusura delle scuole andrebbe scongiurata anche in “zona rossa”, a tutela dei diritti dei minori e di quello all’istruzione in particolare, ma diciamo fin da adesso che è del tutto inaccettabile in “zona arancione”, quando la gran parte delle altre attività resta aperta, scenario plausibile nel prossimo futuro.
I bambini e i ragazzi hanno già subito abbastanza, non possono ricevere il colpo di un’altra chiusura prolungata, i danni in termini psicofisici e formativi stanno diventando irreparabili. L’esperienza degli ultimi dodici mesi ci ha indicato che la chiusura delle scuole ha un impatto violento sull’intero tessuto sociale, e mette a repentaglio la salute intesa così come l’OMS la definisce sin dagli anni Cinquanta: “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”. Siamo i primi in Europa per giorni di chiusura della scuola in presenza.
E’ necessario quanto prima indicare una data certa di riapertura a breve termine. “Ancora per poco” ai nostri studenti e studentesse, ai nostri figli e figlie, non basta. Sono già stati sacrificati abbastanza come mezzi di contenimento del contagio, senza risultati evidenti. Torneremo in piazza il 26 marzo 2021 e ci batteremo in tutte le sedi istituzionali e con i mezzi a nostra disposizione per ribadire PRIORITA’ ALLA SCUOLA”.
Cordialmente,
PRIORITÀ ALLA SCUOLA – Comitato Marche
[1] https://www.ilrestodelcarlino.it/macerata/cronaca/covid-giovani-conseguenze-1.6053477
[2]https://www.fanpage.it/roma/vicari-bambino-gesu-allarmati-per-aumento-dei-tentati-suicidi-tra-adolescenti-con-la-pandemia/
[3] https://www.dire.it/17-03-2021/612563-marche-allarme-degli-psicologi-con-la-dad-si-rischia-la-demenza-digitale/