TEMI CALDI/NO Green Pass a scuola, il deputato osimano Giuliodori (AC) a supporto della Preside di Osimo “Violazione gravissima del diritto al lavoro”
ROMA – Siamo a fine agosto, l’inizio della scuola si avvicina e non mancano le polemiche riguardo l’utilizzo del Green Pass per docenti e personale scolastico.
Nelle Marche la Preside del “Corridoni Campana” di Osimo, la dott.ssa Brandoni, si è esposta con coraggio dichiarando di non essere disposta a fare da vigilantes e controllare l’ingresso delle scuole come uno sceriffo qualsiasi. Un atto doveroso di disobbedienza civile, al quale chiama all’appello anche gli altri presidi.
La preside osimana infatti non è la sola ad essere fortemente contraria. Molti presidi e insegnanti hanno palesato la loro contrarietà all’obbligo imposto dal governo.
A supporto della preside osimana è intervenuto il deputato di Osimo Paolo Giuliodori, all’opposizione del governo Draghi e da sempre fortemente contrario all’uso del green pass. «L’attività di controllo sanitario non rientra nei compiti professionali di presidi e insegnanti, anzi, mette in difficoltà il lavoro già complicato del personale scolastico. È un trattamento discriminatorio che lede la dignità dei lavoratori e mette di fatto il personale scolastico alla pubblica gogna. Una violazione della privacy molto invasiva e poco tollerabile. E l’aspetto più grave è la conseguenza di possibili provvedimenti disciplinari, addirittura fino al licenziamento, che rappresentano una violazione gravissima del diritto al lavoro. Tutto questo in un ambiente, quello della scuola, che ha già dimostrato di essere sicuro» spiega Giuliodori.
«È bene precisare che il Green Pass non è una misura sanitaria, ma una misura prettamente politica, che ha poco a che vedere con la diffusione del contagio e la tutela della salute, visto che non ha nessuna base scientifica. Uno strumento per creare una separazione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B. Inoltre, come abbiamo avuto ormai modo di constatare, si tratta di una mossa non risolutiva, che non ferma i contagi e anzi rischia di diventare un pericoloso lasciapassare per cittadini che possono comunque e contagiarsi e contagiare. Non si parla mai di verificare le cure domiciliari e potenziamento della sanità, ma solo di taglio dei diritti» ribadisce con convinzione il deputato.
«Credo che la Prof Brandoni – prosegue – abbia espresso sacrosante critiche e giuste perplessità, che non possono passare inosservate né essere sminuite o liquidate come lamentele di una invasata No Vax. Si tratta di una questione di diritti e di libertà personale. Il vaccino è una libera scelta e come tale deve essere praticata e rispettare. Non è accettabile imporre nessun obbligo neanche indiretto e fittizio. Mettere in discussione la permanenza lavoro o addirittura parlare di licenziamento è aberrante. Stiamo davvero travalicando i limiti della dignità della persona» continua il deputato osimano.
«Eppure – fa notare Giuliodori – il Garante della Privacy è stato inequivocabile: nei luoghi di lavoro non è consentita alcuna discriminazione relativa alla vaccinazione anti Covid. Come si legge chiaramente nel provvedimento del 13 maggio, “non è consentito al datore di lavoro raccogliere […] informazioni relative all’intenzione del lavoratore di aderire alla campagna o alla avvenuta somministrazione (o meno) del vaccino e ad altri dati relativi alle sue condizioni di salute […] così come non è consentito far derivare alcuna conseguenza, né positiva né negativa, dall’adesione o meno alla campagna vaccinale”. Insomma la procedura di controllo del green pass non può costituire presupposto per un trattamento discriminatorio nei confronti dei lavoratori».
«A giugno – prosegue Giuliodori – è uscito il Regolamento UE 2021/953, che ricordo essere una norma primaria, vincolante per gli Stati membri e direttamente esecutiva. Bene, il Regolamento stabilisce chiaramente (art 36) che “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate”. A giugno anche il Consiglio d’Europa si è espresso con una risoluzione che sottolinea proprio il bisogno di assicurare una scelta consapevole e libera, senza alcuna forma di discriminazione o svantaggio per coloro che decideranno di non sottoporsi al vaccino sottolineando che eventuali certificazioni vaccinali dovrebbero avere il solo scopo di monitoraggio. Quindi, oltre ad essere palesemente discriminatoria, la normativa italiana è in contrasto con le indicazioni europee e di conseguenza non applicabile».
Ufficio stampa Paolo Giuliodori