Chiuse le indagini sul massacro di Ilaria Maiorano, un’agonia di 6 ore prima di morire
La procura contesta al sospettato marito Tarik El Ghaddassi una serie di reati. La posizione dell’uomo si complica notevolmente
OSIMO – Si aggrava la posizione di Tarik El Ghaddassi, marito di Ilaria Maiorano uccisa lo scorso 11 ottobre con calci, pugni, colpi di sedia e bastone nell’abitazione coniugale in via Montefanese a Padiglione.
Chiuse le indagini da parte della procura risulta che la donna è rimasta in agonia per almeno sei ore e che l’omicidio sia avvenuto tra le 3 e le 6.
Ma non basta all’accusa di omicidio volontario pluriaggravato si somma l’aggravante della crudeltà, dei maltrattamenti, dei futili motivi e dell’aver compiuto il massacro davanti agli occhi delle due figlie minorenni di 5 e 8 anni. Ad aggiungersi ad una situazione già ampiamente compromettente anche il fatto che l’omicidio sia stato compiuto nel contesto di una contemporanea pena che El Ghaddassi stava scontando ai domiciliari per un precedente reato.
Sono queste le aggravanti che contestano il pm Daniele Paci e l’aggiunto Valentina D’Agostino.
La 41enne Ilaria Maiorano era stata trovata senza vita nella sua casa di Padiglione l’11 ottobre scorso e immediatamente i sospetti erano ricaduti sul marito, 42enne marocchino.
Una storia difficile la loro fatta di problemi economici e a quanto risulta anche maltrattamenti nei confronti della donna.
La versione fornita da El Ghaddassi ricostruiva i fatti secondo i quali era avvenuto un litigio tra i due, Ilaria era caduta dalle scale per poi rialzarsi e andare a dormire.
El Ghaddassi la mattina seguente, secondo quanto dichiarato dallo stesso, era uscito per andare a lavorare e in attesa del collega che lo avrebbe condotto sul posto di lavoro non ha visto passare né la moglie né le bambine andare a scuola, cosa che avveniva ogni mattina.
Non comprendendo il perché sarebbe tornato a casa per verificare cosa fosse successo e solo allora avrebbe rinvenuto il corpo di Ilaria ormai senza vita sul letto.
Una versione dei fatti che poco aveva convinto gli inquirenti fin da subito.
Tra l’altro poco aderente con quanto presente sulla scena del crimine.
Ilaria infatti era riversa in una pozza di sangue, una condizione che poco compatibile con la caduta accidentale dalle scale.
Per compiere il delitto El Ghaddassi avrebbe operato sia con calci e pugni e percosse di ogni genere sia utilizzando una sedia e un pezzo di legno con i quali Ilaria sarebbe stata colpita brutalmente, con grande violenza e per lungo tempo, fino a morire.
Un massacro che sarebbe avvenuto in camera delle figlie e in altri locali dove Ilaria forse tentava di sfuggire alle percosse, sotto gli occhi delle bambine.
Il sospettato era stato potato con l’accusa di omicidio in stato di arresto e tradotto al carcere di Montacuto dove si trova ancora adesso.
Per le bambine si è provveduto a sistemarle subito in una struttura protetta, nel tentativo di allontanarle dalla casa dell’orrore dove avevano visto massacrare e morire la propria madre e dove si tenterà un recupero psicologico al terribile choc subito.
El Ghjaddassi è difeso dall’avvocato Domenico Blasi che però al momento non ha rilasciato alcuna dichiarazione, forse in attesa del processo.