Coordinamento marchigiano del movimento per l’acqua “Pericolose lungaggini sul prossimo affidamento del servizio idrico in ATO 3”
Idrico Integrato si profila il rischio concreto che la gestione dell’acqua delle comunità del maceratese possa finire sul mercato e passare in mani private.
Da troppo tempo l’Assemblea d’Ambito Territoriale Ottimale 3 non fa passi avanti nella direzione di costituire un’unica società pubblica di gestione idonea per legge ad ottenere l’affidamento diretto (“in house”) di tale servizio fondamentale per il benessere dei cittadini e la prosperità delle loro comunità. Le principali cause di tale grave ritardo sono riconducibili all’ostinata volontà “trasversale” di diversi Sindaci di conservare nei fatti (ed in contrasto con la normativa vigente) l’attuale assetto delle proprie società multiservizi che attualmente gestiscono il servizio idrico nei rispettivi territori.
ANCONA . osì ci esprimevamo in occasione dell’invito alla conferenza di un mese fa, nel corso della quale abbiamo anche ribadito le nostre raccomandazioni. Ma, poiché non consideriamo l’autoreferenzialità una virtù, ci occupiamo in questi giorni di una “proposta altrui”, dalla quale si evince che la suddetta volontà è realmente ostinata.
Dal Protocollo d’Intesa tra le Società coinvolte nell’attuale gestione, al vaglio degli Enti Comunali chiamati alla sottoscrizione, risulta infatti che la frammentazione della gestione verrebbe semplicemente ridotta nella parte che concerne l’affidamento, lasciando sostanzialmente invariata la frammentazione della parte operativa, quella delle tante aziende che inviano le bollette agli utenti nel medesimo territorio ottimale.
Il “mostricino” che si consegnerebbe alla comunità avrebbe le seguenti caratteristiche inappropriate alle peculiarità del servizio idrico integrato ovvero economicamente sconvenienti per l’utenza:
1 La compagine societaria affidataria, società “di secondo livello” denominata SI Marche+, sarebbe composta principalmente da aziende operative anche in settori diversi dal SII, dove un deficit di competitività tende ad essere “compensato” con il servizio idrico gestito in monopolio. Il cosiddetto “controllo analogo”, per altro concepito come “una pezza formale” d’adeguamento al requisito di legge, non si estende alle società operative (quelle “di primo livello”).
2 E comunque la tipologia di azioni riservate ai Comuni con partecipazione diretta in SI Marche+ prevede meno prerogative di quella delle azioni riservate alle società operative.
3 Non c’è obbligo di reinvestire nella gestione del servizio idrico gli eventuali utili di esercizio. Anzi, l’adozione del cosiddetto “sistema dualistico” è particolarmente indicata per assetti in cui ai soci che non hanno il controllo della società rimane poco più che l’opportunità d’incassare dividendi. (Nello specifico… fare profitti sull’acqua.)
4 E comunque, trattandosi di una soluzione a 2 livelli, gli utili sono prevedibilmente prerogativa delle società di primo livello, non di SI Marche+. Non c’è inoltre divieto di cedere a soggetti privati le quote in mano agli enti comunali.
Oltre a queste che abbiamo presentato come “caratteristiche inappropriate o sconvenienti” ci sono le incompatibilità giuridiche, che si evincono chiaramente da un semplice raffronto con pareri legali già da tempo agli atti dell’AATO 3:
a. La legge dispone che in ciascun ambito ottimale sia affidato il servizio ad un unico soggetto gestore. L’idea che l’affidamento ad un singolo soggetto, SI Marche+, sia sufficiente a soddisfare tale disposizione lasciando alle società operative, nella loro attuale forma, l’effettiva gestione nei vari territori è palesemente irragionevole.
b. Legge e giurisprudenza dispongono che un Comune non può detenere partecipazioni a società di capitali diverse per lo svolgimento del medesimo servizio, indipendentemente dalla circostanza che la partecipazione sia diretta o indiretta. (Per intendersi… la partecipazione ad una società che possiede quote di un’altra società col medesimo scopo “conta per 2”). Del resto evitare il mantenimento di tanti consigli di amministrazione anziché uno soltanto per gestire un ambito definito per legge “ottimale” appare un razionale proposito del legislatore.
Per non parlare del fatto che nel protocollo in argomento non si accenna minimamente alla necessità della liquidazione dell’importante quota di capitale privato presente nella società operativa ASTEA affinché la stessa possa mantenere la sub concessione del segmento di Servizio attualmente svolta, come presuppone la maldestra ipotesi in questione. E’ ovvio che permanenza della partecipazione privata andrebbe palesemente ad inficiare l’affidamento in house eventualmente ottenuto dal nuovo gestore SI Marche+.
Siamo quindi di fronte ad un protocollo che, in particolare per le incompatibilità giuridiche, non porterà ad un legittimo affidamento “in house”.
Una proposta di tal genere sembra pertanto disvelare soltanto una volontà dilatoria dei proponenti. Non si spiegherebbe altrimenti la sostanziale equivalenza tra i contenuti del protocollo ora in esame e quelli della mozione presentata dagli attuali proponenti nell’Agosto scorso ma poi ritirata in sede assembleare il 16 Novembre 2023. Se si fa eccezione per qualche dettaglio, per esempio SI Marche+ al posto di MergerCo si ripropone sostanzialmente la stessa strada nonostante il parere legale richiesto e pagato con denaro pubblico che ne affermava l’assoluta impraticabilità.
In questo scenario inquietante sarebbe almeno di qualche sollievo che i Sindaci, in rappresentanza dei loro concittadini, traessero le proprie determinazioni con la dovuta coerenza e responsabilità.
Coordinamento marchigiano del movimento per l’acqua