M5S Osimo “Fermate i lavori ex Consorzio e Simonetti rispetti la legge”
OSIMO – La legge è uguale per tutti, ma non per Simonetti a quanto pare. Le recenti dichiarazioni di Alberto Simonetti, titolare della omonima ditta, ci lasciano sconcertati: nonostante il Consiglio di Stato abbia dato pienamente ragione ai supermercati ricorrenti e abbia dato torto alla F.lli Simonetti e al Comune di Osimo, egli pretende che i lavori di costruzione del centro commerciale continuino impunemente. Provate voi a costruire la cuccia del vostro cane senza passare attraverso tutti gli iter previsti dalla legge, e poi vedete cosa vi succede! Qui invece, a quanto pare, il rispetto della legge è un optional, e quello che dice il Consiglio di Stato è oggetto di acrobatici sovvertimenti della realtà, (prima infischiandosene della sospensione
dei lavori che il tribunale romano aveva sancito in attesa della sentenza e ora infischiandosene di una sentenza chiarissima). Delle serie: noi tanto famo come ce pare!
Ricapitoliamo allora cos’è successo: il TAR con sentenza n. 434/2014 aveva annullato i permessi a costruire rilasciati dall’amministrazione Simoncini alla F.lli Simonetti per un semplice clamoroso motivo: non era stata fatta alcuna variante urbanistica! In una zona di completamento B2-1 (prima periferia vicina al centro storico) in cui il PRG di Osimo prevede edifici con volumetrie contenute e destinazioni d’uso di una certa tipologia, per costruire un mega centro commerciale di cubatura spropositata come quello che tutti gli osimani possono ammirare oggi all’ex-Consorzio, bisogna passare attraverso un iter che porti all’approvazione definitiva di una variante al piano regolatore, che – chissà perché – l’amministrazione Simoncini non fece mai.
L’art. 26 delle Legge Urbanistica Regionale n. 34/1992 parla chiaro. Ci sono almeno 5 fasi per l’approvazione definitiva di un PRG (o di una variante allo stesso):
1) l’adozione preliminare della variante da parte del consiglio comunale in cui vengono presentati al civico consesso tutta una serie di elementi tecnici e cartografici. Analizzati questi elementi il consiglio vota per adottare la variante;
2) 60 giorni di tempo in cui i cittadini possono esprimere le proprie osservazioni ed eventuali rimostranze;
3) riscontrate le osservazioni entro 180 giorni il consiglio comunale vota per adottare definitivamente la variante urbanistica;
4) a questo punto entro 30 giorni la “palla” deve essere passata alla Provincia la quale entro 180 giorni esprime un parere sulla conformità della variante con la normativa vigente e con le previsioni dei piani territoriali e dei programmi di carattere sovra comunale;
5) infine la variante torna in consiglio comunale che entro 60 giorni vota per approvarla definitivamente dopo aver accolto gli eventuali rilievi della Provincia.
Ebbene, niente di tutto questo era stato fatto! Non potendo far altro che annullare gli illegittimi permessi a costruire, il TAR con una sorta di acrobazia giuridica, però, “salvò in corner” la scomodissima patata bollente che si era creata. In precedenza, nel 2008, era stata approvata in consiglio comunale una variante urbanistica per la realizzazione di un piano di recupero del complesso dell’ex-Consorzio Agrario con uffici, negozi ed appartamenti richiesto dalla F.lli Simonetti. Nel 2012 però la ditta ci aveva ripensato: la crisi edilizia e altri fattori l’avevano persuasa ad abbandonare quel progetto. Il consiglio comunale con delibera n. 31 del 25 maggio 2012 aveva revocato il vecchio piano di recupero su rinuncia della ditta. Punto!
Col nuovo progetto del centro commerciale, dunque, bisognava semplicemente presentare una nuova variante, cosa che – ripetiamo – non fu fatta. Forse perché stava per scadere la legge sul “Piano Casa” con relativo aumento della cubatura del 40% e quindi attendere tutto l’iter per una nuova variante avrebbe potuto pregiudicare la realizzazione del nuovo progetto? Noi non lo sappiamo. Il TAR comunque, dopo aver annullato i permessi a costruire, sostenne (inopinatamente) che quell’atto di revoca poteva essere considerato come il primo step di adozione preliminare del nuovo progetto di variante, il che è sembrato a noi comuni mortali, una assurdità contro ogni logica. Come si può considerare la revoca di un vecchio progetto come il primo step di adozione di una nuova variante in cui si vuole realizzare un progetto completamente diverso, e della quale non sono stati forniti gli elementi tecnici e cartografici al consiglio comunale?! Come potevano i cittadini fare osservazioni su un’adozione preliminare mai presentata?!
Subito la CE.DI. Marche presentò ricorso al Consiglio di Stato contro la parte di sentenza n. 434/14 del TAR che suggeriva questa soluzione illogica, che è sembrata a molti una grande forzatura giuridica. Nel frattempo Pugnaloni e il PD vinsero le elezioni e, invece di fermare tutto come avevano promesso in campagna elettorale, con la scusa dei risarcimenti danni paventati dalla F.lli Simonetti, (un conto è chiederli, un conto è ottenerli!), vollero proseguire con un iter di variante per noi del Movimento 5 Stelle palesemente illegittimo, invece di annullare il tutto come avrebbero potuto fare tranquillamente.
Così nel consiglio comunale del 16 ottobre 2014 la neo-apparsa variante urbanistica, spuntata dal nulla, ottenne l’adozione definitiva, quando in precedenza non era stata mai presentata, né adottata preliminarmente dal consiglio comunale, né tanto meno pubblicata per permettere alla cittadinanza di usufruire dei 60 giorni di tempo per eventuali osservazioni. Quella sera l’amministrazione Pugnaloni introdusse tardivamente e illegittimamente gli elementi tecnici e cartografici che si sarebbero dovuti presentare nell’adozione preliminare, mai votata dal consiglio comunale durante l’amministrazione Simoncini, ma sostituita – secondo il TAR – dalla delibera n. 31/2012 di revoca del vecchio piano di recupero a cui la F.lli Simonetti aveva rinunciato. Dopo il passaggio in Provincia, la variante tornò in consiglio comunale e fu approvata definitivamente il 5 marzo 2015. Al termine di tutto questo percorso, fallace fin dalla sua origine, l’amministrazione Pugnaloni rilasciò dei nuovi permessi a costruire coi quali, nell’estate 2015 ripresero i lavori, interrotti dalla sospensiva del Consiglio di Stato nel novembre 2015, e fatti ripartire dal Comune nel marzo 2016 senza alcuna apparente giustificazione.
Oggi la sentenza del Consiglio di Stato smentisce e asfalta completamente quella del TAR: “si rileva la inesistenza dei presupposti per assegnare, come (inopinatamente) fatto dal TAR alla delibera di revoca del Piano di recupero più volte citata (la n. 31/2012) la valenza di adozione di variante al PRG”. E ancora: “il TAR nell’attribuire tout court alla delibera di revoca del piano di recupero la qualità di variante al PRG ha di fatto “creato” d’en plein una nuova tipologia di strumento di pianificazione dell’assetto del territorio, libero quanto a mezzi e forme ed è del tutto evidente che la delibera consiliare n. 31/2012 non può assolutamente sostituire un atto che è definito variante per forme e contenuto direttamente dalla legge”. E infine: “Insomma non resta che concludere sul punto che l’aver demandato all’atto deliberativo in questione il nomen e la funzione di variante allo strumento urbanistico generale costituisce un’operazione di conversione inammissibile ed abnorme, come tale, illegittima”. Dunque si tratta di una sentenza chiarissima, che annulla la delibera n. 31/2012 del consiglio comunale, non le riconosce lo status di adozione preliminare della nuova variante e dunque fa cadere con effetto domino tutti gli atti successivi (adozione definitiva del 16/10/2014 ed approvazione definitiva del 05/03/2015) che hanno poi portato al rilascio dei nuovi permessi a costruire da parte dell’amministrazione Pugnaloni, che pertanto sono illegittimi e vanno annullati.
Gentile Simonetti, i lavori devono essere fermati immediatamente, altro che no! E potranno riprendere solo dopo che una nuova variante urbanistica sarà presentata, votata e portata a termine in tutte le sue fasi. Ovviamente Pugnaloni se vorrà promuovere una simile variante, che è esattamente all’opposto di quello che lui e tutto il PD affermavano prima delle elezioni, dovrà poi assumersene la piena responsabilità di fronte ai cittadini.
L’amministrazione comunale di Osimo nel frattempo faccia rispettare la legge.
Movimento 5 Stelle Osimo