Priorità Alla Scuola: No al far west delle chiusure, soprattutto sulla scuola. Provvedimenti mirati laddove i dati confermano focolai scolastici
ANCONA – Di fronte all’immobilismo della Regione Marche che, nonostante i diversi focolai e casi di varianti, decide di lasciare la provincia di Ancona in zona gialla a bordo rosso, permettendo di fatto la libera circolazione dei cittadini, stiamo assistendo a provvedimenti di chiusura delle scuole a macchia di leopardo da parte di alcuni sindaci della Provincia di Ancona.
Ultima, la decisione del sindaco di Jesi di istituire una zona arancione stabilendo la DAD per le scuole superiori di 1° e 2° grado, in contrapposizione all’attuale DPCM che per le zone arancioni prevede l’attività in presenza al 100% per scuole dell’infanzia, elementari e medie e alle scuole superiori didattica in presenza alternata per minimo il 50% e fino al 75% degli alunni. Oltre tutto, incomprensibilmente, l’ordinanza del Sindaco Bacci permette ai cittadini di Jesi di spostarsi anche fuori città, nei limiti della Provincia, annullando di fatto il contenimento dei contagi al di fuori del comune.
Bacci ha dichiarato che la decisione è stata concordata con Asur e Regione Marche, in quanto i tracciamenti non sono più sufficienti. Una situazione che PAS Marche ha denunciato anche di recente e che riteniamo molto grave.
Priorità alla Scuola – Comitato Marche ribadisce che la chiusura delle scuole deve essere l’ultima ratio. O quanto meno avvenire in maniera mirata, come nel caso dell’IC Soprani di Castelfidardo, laddove i dati confermano la presenza di un importante cluster. Le chiusure, inoltre, devono essere accompagnate da uno screening sulla popolazione scolastica interessata, in modo da garantire quanto prima la riapertura in sicurezza e circoscrivere i casi. Nell’ordinanza del Sindaco di Jesi, invece, si parla in maniera generalizzata di 10 casi nella fascia 11-13 anni senza fare riferimento a specifici focolai e mettendo la scuola alla stessa stregua di altri momenti di socializzazione, senza tener presente i rigidi protocolli adottati. Aspettiamo quindi di capire con certezza i dati delle scuole per cui il sindaco di Jesi ha imposto la didattica a distanza.
Ricordiamo per l’appunto che il TAR Marche, nella sua pronuncia del 21 gennaio ha ribadito che “la misura regionale più restrittiva rispetto a quella nazionale deve essere motivata con dati scientifici che evidenzino il collegamento tra i focolai attivi sul territorio e l’impatto dell’attività scolastica in presenza”.
Riteniamo la situazione grave e contraddittoria: nuovamente si scarica l’incapacità decisionale sui più deboli. Di fatto la Provincia di Ancona è in zona gialla e le persone sono libere di circolare tra comuni e assembrarsi in bar, ristoranti, parchi, spiagge e negozi.
Nuovamente non si può mettere allo stesso livello il diritto all’istruzione e la socialità.
Se si ritiene necessario circoscrivere i contagi, allora si abbia il coraggio di adottare – limitatamente nel tempo – misure restrittive che coinvolgano tutti i settori, tutelando il diritto all’istruzione.
Comitato Priorità alla Scuola Marche