Cna Zona Sud denuncia negli ultimi 10 anni una marcata diminuzione nei settori tradizionali e radicati
CASTELFIDARDO – Usciti i dati di dicembre 2019 sulla consistenza delle imprese; la CNA di Zona Sud elabora i dati negli ultimi 10 anni del numero di imprese: una marcata diminuzione che colpisce i settori tradizionali e radicati di zona
La CNA di Zona Sud di Ancona, dopo l’uscita dei dati di dicembre 2019 della CCIAA, ha elaborato l’andamento della consistenza del numero di imprese negli ultimi 10 anni (dal 2010 al 2019) con la suddivisione in codici Ateco: emerge purtroppo una fotografia preoccupante, con diminuzioni consistenti nei comparti dell’agricoltura, delle costruzioni e del commercio. In particolare però preoccupa il settore del manifatturiero, comparto importante e strategico di zona, che vede un calo delle imprese attive in tutti i comuni, soprattutto in quelli più grandi.
Partiamo dal dato generale: il numero di imprese presenti nella zona sud di Ancona (per la CNA comprende le città di Osimo, Castelfidardo, Loreto, Offagna, Numana e Sirolo) nel 2019 è pari a 6612 attività, contro le 7005 presenti nel 2010. La diminuzione del numero di imprese registrate in CCIAA
nella zona, in 10 anni, è pari a –393, il 5,61% in meno rispetto al 2010 anno di riferimento.
Esaminando i dati comunali, la situazione peggiore tra i grandi comuni si registra a Loreto e Osimo. Il comune mariano passa da 1013 imprese a 940 con un meno –73 pari al -7,2% di imprese rispetto al 2010. Osimo non fa meglio, passando da 3365 a 3133 con un –232 attività pari al -6,89%. Tra i tre grandi comuni di zona, Castelfidardo regge meglio: il comune fidardense passa da 1674 a 1612, con una diminuzione di -62 unità pari al –3,7%. Il peggiore andamento della zona, tra tutti i comuni, lo fa registrare Offagna, con un –11,32% (da 159 a 141 imprese con una diminuzione di -18). Dati negativi anche per Numana che passa da 463 a 436 con una diminuzione di -27 imprese pari al –5,83%. Solo Sirolo mostra un andamento controtendenza, con un aumento di 19 imprese (da 331 a 350) e grazie al comune della riviera del Conero vediamo il primo segno più pari a 5,74%.
Se analizziamo i dati tendenziali annuali, cioè la differenza tra totale imprese attive tra il 2018 e il 2019, notiamo che la situazione non muta. Le imprese di zona passano da 6727 del 2018 a 6612 del 2019, con una differenza di –115 (-1,7%). Tutti i comuni, in questo caso anche Sirolo, hanno una tendenza negativa, con decrescite significative in città come Offagna (-7,23%).
Passando in rassegna i settori, in tutte le città analizzate, l’agricoltura, il commercio le costruzioni sono i settori più colpiti dai cali. In questo ambito, però, è fondamentale mettere in luce l’andamento del settore manifatturiero, comparto strategico di zona. La lettera C dei codici Ateco (Attività Manifatturiere) registra un calo pesante in tutti i comuni: Osimo -13,41% passando da 425 del 2010 a 368 del 2019 con -57 imprese in meno, Loreto -19,51% passando da 164 del 2010 a 132 del 2019 e una diminuzione di -32 imprese e Castelfidardo con un –9,42% passando da 192 del 2010 a 155 del 2019 e una diminuzione di -38.
“I dati fotografano quello che sta vivendo la zona Sud di Ancona e che le associazioni di categoria, come la CNA, denunciano da anni. Stiamo vivendo un costane, lento, profondo e silenzioso declino della nostra zona in termini produttivi – commenta Andrea Cantori, segretario della CNA di Zona Sud di Ancona – I dati dei principali comuni (Osimo, Castelfidardo e Loreto) ci dicono che tutti i settori tradizionali stanno diminuendo il numero delle imprese, in maniera consistente. Il quadro è ancora più complesso perché stanno chiudendo imprese strutturate in termini di fatturato e dipendenti. Particolare attenzione deve essere riposta nel settore manifatturiero che è stato il motore di questa zona e che rischia seriamente di subire una contrazione che può mettere in pericolo il futuro della nostra comunità. I settori invece dove dovrebbero registrarsi percentuali in crescita non riescono a dare numeri rilevanti: il turismo e l’alimentare (lettera I) nei grandi comuni non registra una crescita rilevante, tenendo anche conto che questo settore, seppur in crescita in Italia e con vaste aspettative, a nostro giudizio, non potrà mai sostituire per fatturati e numero di dipendenti le imprese manifatturiere. Inoltre il quadro delineato alcuni giorni fa dall’assessore del comune di Osimo, Michela Glorio, sulle pratiche presentate al Suap, dove emerge una maggiore vitalità del settore turismo, è indice che sono nate moltissime “non imprese”, cioè privati che non aprano la partita Iva (permesso nella nostra legislazione per alcune tipologie di B&B o affittacamere che rispettino determinati limiti dimensionali) – conclude Cantori – Ultima osservazione riguarda i piccoli comuni, a parte Sirolo dove si registra una controtendenza, Offagna sembra il comune che sta risentendo di più della crisi: non sappiamo se tale tendenza sia stata “potenziata” dalla crisi finanziaria del comune, l’esiguità del campione (141 imprese in tutto il territorio comunale) potrebbe creare delle distorsioni nell’analisi tali da accentuare le percentuali e quindi non rendere veritiero l’andamento della mortalità delle imprese”.